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I giornali italiani su Instagram: che cosa pubblicano?

“L’importante è partecipare” non vale quando parliamo di comunicazione e di presenza sui social media. Ciò non significa che anche i giornali siano per forza in competizione tra loro anche online, piuttosto la saggezza popolare ci permette di sottolineare come essere presenti su Facebook, Twitter ed Instagram senza strategia e senza visione non potrà permettere di raggiungere i propri obiettivi. Ne abbiamo già parlato, proprio in questo blog, riflettendo sul senso del raccontare il giornalismo su Instagram.

Ci focalizziamo su Instagram perché è un social ancora in ascesa per numero di utenti attivi ogni mese, perché permette di rivolgersi ad una nicchia di pubblico che altrove è meno ricettiva e perché esiste un “bisogno” di informazione anche su questi canali, testimoniato dai numeri – in crescita costante – degli “influencer divulgatori”. Nonché di alcuni giornalisti, è giusto dirlo.

Se per le persone Instagram funziona così bene e giornalisti affermati, a partire da Enrico Mentana, passano dalla televisione allo smartphone con naturalezza, si può dire lo stesso per le testate giornalistiche? Ci domandiamo se i principali giornali italiani siano su Instagram e come si comportino.

I più attivi sui social

Partiamo da qualche dato. Su Primaonline troviamo la classifica dei media italiani più attivi globalmente sui social network, sommando le interazioni raccolte su Facebook, Twitter, Instagram e YouTube. Sul podio spiccano Sky Sport, Freeda e Fanpage, seguiti da La Repubblica, Il Corriere della Sera e GreenMe. Sono anche i giornali più letti online?

Secondo le più recenti rilevazioni di ComScore relative al mese di febbraio 2020, la classifica dei media italiani con maggiore audience online sono: Fanpage, i magazine del gruppo CityNews, TgCom24, Quotidiano Net Network, Il Fatto Quotidiano, Il Corriere della Sera e Il Messaggero.

Appare chiaro come – Corriere della Sera a parte – sembrano essere assenti o marginali da queste rilevazioni alcuni giornali storici come La Repubblica, la Gazzetta dello Sport, La Stampa o Avvenire che, al contrario, sono tra quelli più apprezzati in edicola.

Non ci troviamo qui per analizzare questa discrepanza, quanto per domandarci se, anche su Instagram, siano sempre i “soliti noti” a farla da padrone, oppure se con una comunicazione più innovativa ci sono altre realtà che stanno erodendo terreno e pubblico, anche senza portarlo necessariamente sul sito.

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La classifica del pubblico

Vediamo, dunque, quanti follower hanno i principali giornali italiani su Instagram per iniziare a capire la dimensione di questo pubblico potenziale:

  • Corriere della Sera: 714mila
  • La Repubblica: 1 milione
  • La Stampa: 302mila
  • Fanpage: 1 milione e 100mila
  • Il Fatto Quotidiano: 253mila
  • Avvenire: 31mila
  • Il Messaggero: 151mila

Guardiamo ora qualche numero relativo a media 100% digitali:

  • Fanpage: 1 milione e 100mila
  • Freeda: 1 milione e 700mila
  • Open: 166mila
  • Il Post: 192mila
  • The Vision: 47mila
  • TPI: 83mila
  • Vice Italia: 350mila.

E chiudiamo questa carrellata con due progetti “nativi” di Instagram, account che si occupano solo di informazione e che producono contenuti giornalistici che nascono a partire dalle caratteristiche specifiche del social:

  • Will: 373mila
  • Torcha: 64mila.

Di questi ultimi due progetti parleremo in un prossimo articolo, ma è già interessante osservare come, su Instagram, alla popolarità offline non corrisponda automaticamente quella online. E anzi, realtà storiche sembrano arrancare di fronte all’intraprendenza di progetti più giovani – che hanno, con ogni probabilità, una marcia in più nel parlare ai propri coetanei.

vice italy su Instagram

Cosa troviamo sui profili IG?

Non cadiamo nel tranello di considerare le vanity metrics, ovvero i numeri da soli, come descrittivi del successo o meno di un account Instagram. Guardiamo a che tipologia di contenuti e prodotti vengono condivisi e pubblicati da questi account, mantenendo – per praticità – la distinzione tra media “tradizionali” e media “digitali”.

Nel primo caso, troviamo feed molto variegati con tanti tipi di post differenti. Per esempio, spesso viene pubblicata la prima pagina del quotidiano cartaceo che troviamo in edicola, altrettanto spesso fotografie con citazioni che ricordano anniversari oppure interviste particolarmente interessanti, con frequenza anche vignette e altri contenuti satirici sul tema del giorno.

Nelle stories fa capolino la creatività. Alcune inchieste vengono “adattate” realizzando brevi video con dei testi che permettono di introdurre l’argomento dell’articolo che viene poi linkato. Anche strumenti come le domande o i quiz vengono impiegati per raccogliere informazioni, suggerimenti e dubbi da parte dei lettori/follower che sono chiamati ad interagire con la testata giornalistica e anche a riconoscere alcuni dei volti dei giornali.

Non mancano i repost da altri account dello stesso gruppo editoriale (ad esempio Repubblica Bari su Repubblica.it oppure la Gazzetta dell Sport sul Corriere) e alcuni esperimenti in diretta (ora salvati nella IG TV), approfittando di questo periodo di quarantena. Interessante la scelta di dialogare anche con interlocutori diversi su Instagram, coinvolgendo nelle dirette anche alcuni influencer come Tegamini, The Pozzolis Family o Guglielmo Scilla ancora sulle “frequenze” del Corriere.

Se guardiamo, invece, ai media “digitali”, il primo elemento che colpisce è l’attenzione all’estetica del feed. Anche qui troviamo post con citazioni, anniversari e titoli delle inchieste e degli articoli più interessanti, ma con una cura dei font e dell’impostazione grafica decisamente maggiore. Del resto, siamo pur sempre su un social che vive di forma oltre che di contenuto. Sulle IG TV vediamo inchieste a sé stanti, interviste realizzate, registrate e montate proprio pensando a (diventare virali su) Instagram, senza il bisogno di rimandare necessariamente ad un articolo di approfondimento.

Sebbene le stories continuino ad essere utilizzate soprattutto per condividere i link agli articoli sui rispettivi siti, ci sono alcuni casi di “rubriche” nate e sviluppate quasi solo su Instagram. Un esempio – purtroppo bloccato dall’emergenza Covid-19 – è quello della redazione europea de Il Post che utilizzava proprio le storie di Instagram per condurre il lettore/follower dietro le quinte delle istituzioni europee. L’elemento vincente di questo tipo di comunicazione non è soltanto il fatto che si tratta di contenuti pensati a partire dal mezzo, ma anche la capacità di attualizzare e rendere accessibili spazi e notizie fortemente istituzionali. Può risultare più “divertente” ascoltare cosa è stato detto durante l’ultima seduta del Parlamento Europeo in questo formato leggero, e non è detto che da lì non nasca il desiderio di approfondire.

Esiste una strada “giusta”?

Una strategia più tradizionale è meno efficace di una più innovativa? Difficile dirlo senza avere accesso ai piani di comunicazione dei singoli giornali e non siamo qui ad affermare se una testata abbia ottenuto o meno i propri obiettivi su Instagram. Ci troviamo a riflettere, però, sul fatto che essere presenti su una piattaforma non è sufficiente, e che il come fa sempre la differenza.

Grazie al tool di analisi Ninjalitics, proviamo a comparare l’engagement rate di alcuni dei profili di cui abbiamo parlato. Ripartiamo dal Corriere che ha un E.R. pari allo 0,37% e, negli ultimi tre mesi (periodo Covid-19), ha acquisito circa 153mila follower; lievemente migliore l’E.R. di Repubblica (0,85%) che ha raccolto 170mila nuovi seguaci. Leggermente più alto anche l’E.R. di Fanpage che supera l’1% (1,29%) con +124mila follow. Continuando ad osservare i dati dei media digitali, notiamo come migliori molto l’E.R. con Vice al 4,84% (e una media di commenti superiore a Repubblica), TPI al 2,74%, Open al 2,17%. Notevole, infine, la crescita di follower de Il Post che, negli ultimi tre mesi, ha raddoppiato la fan base.

Rispondendo alla domanda del sottotitolo, non esiste un’unica strada giusta da percorrere. Esistono modelli, strategie, soluzioni, tattiche e anche tante idee che possono essere tratte non soltanto dai competitor interni, ma anche da quelli internazionali. Là fuori, lo sanno bene i giornalisti, c’è un mondo in costante evoluzione. Mentre tutto gira, buttare un occhio anche ad Instagram può essere un buon investimento, almeno per il prossimo futuro.

admin
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