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Francesca Caon: l’IA va saputa guidare esattamente come l'auto

“Intelligenza artificiale? Maneggiare con cura. DeepSeek? Ha aperto nuovi orizzonti.”

“Notiziabile, accattivante e con il tocco del giornalista: ecco cosa fa aprire un comunicato stampa.”

Intervista a Francesca Caon

Da una parte titolare della CAON Public Relations, dall’altra giornalista autorevole. Con questa doppia anima Caon è nella posizione ideale per cogliere pregi e difetti dei comunicati stampa nell’era dell’IA.

Come PR e Ufficio Stampa in quali settori sei specializzata?

“Mi occupo di ufficio stampa PR con un focus particolare sui settori del lusso, del lifestyle, dell’innovazione e del fintech. Ho lavorato con aziende di design, del settore automotive, delle energie rinnovabili e con realtà tecnologiche in forte crescita. L’approccio che adotto non è mai standard: ogni cliente richiede una strategia su misura, costruita attorno ai suoi obiettivi e al contesto mediatico in cui si inserisce”.

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Come giornalista invece collabori per diverse testate…

“Attualmente collaboro con Huffington Post, L’Identità e Innovando News. Inoltre, dirigo il magazine Luxury People, dedicato alle eccellenze del Made in Italy e al lifestyle di alta gamma”.

Quali sono i 3 difetti imperdonabili di un comunicato stampa che inducono un giornalista a non prenderlo in considerazione?

“Al primo posto la mancanza di notiziabilità: se il comunicato non contiene una vera notizia ma è solo un testo autocelebrativo, verrà ignorato. I giornalisti cercano contenuti di interesse pubblico, non spot pubblicitari mascherati.

Poi titolo e apertura deboli: un titolo poco incisivo e un attacco vago compromettono le probabilità di lettura. Il giornalista decide in pochi secondi se proseguire o scartarlo.

Infine formato e linguaggio inadeguati: testi lunghi, complessi, con errori di grammatica o scritti in un tono troppo promozionale non funzionano. Un comunicato stampa deve essere chiaro, diretto e pronto per essere ripreso”.

Quali sono, invece, i 3 elementi essenziali per un comunicato stampa efficace?

Una notizia rilevante e immediatamente percepibile: il comunicato deve catturare l’attenzione non solo riportando fatti, ma presentandoli in modo che risuonino con chi legge. La storia raccontata deve evocare un senso di urgenza o importanza, rispondendo alle domande fondamentali: chi, cosa, dove, quando, perché. Questo non è solo un racconto di eventi o annunci, ma una finestra aperta su qualcosa di più grande, che spinge il giornalista a voler sapere e scrivere di più.

Struttura chiara e accattivante: oltre a un titolo che cattura l’attenzione e a un lead che invita alla lettura, il corpo del testo deve essere una guida chiara con dettagli importanti senza, però, diventare opprimente. La chiarezza non si limita alla semplicità del linguaggio, ma include la capacità di guidare il lettore attraverso un percorso logico e coinvolgente, dove ogni frase viene costruita sulla precedente per anticipare quella successiva, mantenendo sempre viva l’attenzione.

Valore aggiunto per il giornalista: un comunicato stampa deve offrire più di una notizia; deve fornire un contesto, uno spunto di riflessione o un dato unico che non si trova altrove. Questo valore può manifestarsi sotto forma di insight esclusivi, dichiarazioni uniche o statistiche che illuminano trend e dinamiche non ancora esplorate. Offrire al giornalista non solo informazioni, ma strumenti per creare una narrazione più ampia e profonda, rendendo il comunicato indispensabile e, quindi, pubblicabile.

La combinazione di queste tre qualità può trasformare un semplice annuncio in una storia che merita di essere raccontata, facendo sì che il comunicato stampa non solo venga letto, ma che diventi il punto di partenza per ulteriori indagini e reportage. Questo non solo serve gli obiettivi di chi lo emette, ma arricchisce il tessuto informativo a disposizione del pubblico, elevando la pratica del giornalismo stesso”.

Quanto influisce una mailing list certificata e costantemente aggiornata sul successo della diffusione di una notizia?

“È fondamentale. Inviare comunicati a giornalisti non in target è inutile e dannoso. Una mailing list efficace deve essere segmentata per settore e aggiornata costantemente: sapere a chi inviare una notizia e inviarla con una presentazione personalizzata in base agli interessi del giornalista è tanto importante quanto il contenuto stesso”.

Passiamo ora a un altro tema caldo per i media: l’intelligenza artificiale. Sappiamo che la tua agenzia utilizza l’IA fin dagli esordi.

“Bisogna saper guidare l’IA, esattamente come si guida un’auto: è importante interfacciarsi in modo corretto e sapere esattamente cosa si vuole ottenere. Inoltre, è importante accorgersi subito se il risultato è poco esaustivo o, addirittura, errato. In particolare, nel settore delle PR serve acquisire esperienza per riconoscere un angolo di notizia o un pitch efficace. Solo operando così si possono ottenere risultati davvero utili. L’IA, comunque, rimane uno strumento efficace per migliorare la produttività e per velocizzare i tempi”. 

Quali funzionalità ritieni davvero efficaci e in grado di migliorare concretamente il lavoro degli addetti ai lavori?

“L’analisi predittiva, che permette di capire quali argomenti hanno maggior probabilità di attirare l’attenzione dei media. La generazione di report automatici sulle performance dei comunicati stampa. L’ottimizzazione delle keyword e della SEO per migliorare la visibilità delle notizie online”.

Quali, invece, rappresentano un abuso e rischiano di abbassare il livello della professionalità nel settore?

“L’uso indiscriminato dell’IA per scrivere comunicati stampa senza controllo umano è un problema: il rischio è di produrre contenuti generici, privi di profondità e di valore giornalistico. Inoltre, la personalizzazione è fondamentale nelle PR: nessuna IA può sostituire la sensibilità e l’esperienza di un professionista nel costruire relazioni con i media”.

Esiste un’App o un tool che trovi particolarmente efficace?

“Uso strumenti di IA avanzati per l’analisi dei trend e il monitoraggio della copertura mediatica utili per valutare anche l’impatto delle strategie di PR. Sono una fan anche di TinEye, un software di ricerca inversa in grado di individuare se la stessa immagine è stata già pubblicata su internet e di Fotoforensics, un software di AI gratuito che rileva quelle modifiche apportate da Photoshop che risultano impercettibili ad occhio nudo”.

Meglio optare per le versioni a pagamento o ci si può affidare anche a quelle gratuite?

“Dipende da cosa vogliamo cercare e cosa vogliamo approfondire. Io utilizzo tutte le funzionalità Premium, le versioni a pagamento”.

Cosa pensi della concorrenza cinese, in particolare di DeepSeek, recentemente contestata per problemi di privacy?

“Con il lancio di DeepSeek e del concorrente Qwen di Alibaba la Cina è entrata da protagonista nel settore dell’IA. Deepseek è costata meno di sei milioni di dollari ed è stata realizzata in soli due mesi utilizzando chip di Nvidia a capacità ridotta. Se il paese del Dragone è riuscito a lanciare un modello di linguaggio potente a, al tempo stesso, più conveniente rispetto a quelli statunitensi, siamo di fronte ad una nuova sfida, quella della possibilità da parte delle big tech USA di riuscire a ridurre le spese per la creazione di nuovi modelli di AI e dei data center ad essi collegati”.

L’Europa è davvero più sicura nell’applicazione dei criteri per la tutela degli utenti in relazione all’intelligenza artificiale?

“Dobbiamo premettere che la legislazione UE – pensiamo non solo all’AI Act, ma anche al Data Act, al Digital Services Act e al Digital Markets Act – si è focalizzata sulla protezione dei dati personali degli individui. Ma c’è un problema: la protezione dei dati personali contrasta con il diritto della concorrenza nato proprio nel lontano 1957 con la Comunità Europea. Un’altra domanda da porsi è questa: in futuro si dovrebbero autorizzare operazioni di concentrazione tra imprese anche per semplificare le procedure sanzionatorie in caso di violazioni della privacy degli utenti da parte delle big tech? Anche perché dobbiamo tenere presente che, in questo caso, i dati sarebbero raccolti solo da pochi grandi player del settore”.

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Barbara Amoroso Donatti

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