Articoli e news
Giornalismo online: strumenti e risorse per un’informazione di qualità
Con l’avvento di Internet, il giornalismo è cambiato.
Non è un segreto che le vendite dei giornali cartacei, in particolar modo i quotidiani, abbiano risentito particolarmente della possibilità che i lettori hanno di reperire le stesse notizie presenti sulla carta stampata direttamente sul web, digitando poche e semplici parole chiave, tra l’altro in modo (quasi) completamente gratuito.
La necessità di recuperare le ingenti perdite accumulate dell’informazione generalista ha spinto le principali testate nazionali a creare un proprio sito web per trasporre gli articoli pubblicati o crearne alcuni apposta per la versione online. Purtroppo, per essere letti da più utenti possibili, la tendenza di alcuni articolisti digitali è quella di raffazzonare contenuti superficiali, frettolosi e frivoli, corredati da qualche foto scabrosa, utile unicamente ad accaparrarsi click, visualizzazioni e minuti di permanenza.
Alimentando questo trend, si rischia di far precipitare il giornalismo sempre più in basso, sia dal punto di vista stilistico, sia a livello di credibilità. Fortunatamente, Internet fornisce innumerevoli risorse per ovviare a questo problema e fermare il climax discendente.
Ecco alcuni modi per produrre contenuti giornalistici di qualità, sfruttando gli strumenti messi a disposizione dal web e dalle tecnologie digitali.
Sfruttare i social per fare giornalismo
Sembra superfluo scriverlo, ma utilizzare le piattaforme social è il modo più funzionale per fare un giornalismo rapido, snello ed efficace.
I social network permettono di produrre tante tipologie di contenuti, come copy, immagini e video, e di condividerne altrettanti, basti pensare ad articoli, ai podcast e ai documenti.
Per sfruttare al meglio questi strumenti è bene prima analizzare il linguaggio e i post più congeniali alle diverse tipologie di piattaforme. In questa sede, si prenderanno in esame Facebook, Instagram, LinkedIn e Twitter, i più utilizzati in ambito giornalistico.
E’ il social network che bilancia perfettamente i diversi contenuti che si possono cercare, creare o condividere.
In ambito di ricerca giornalistica, Facebook è un’ottima risorsa per raccogliere informazioni che su Internet potrebbero non essere reperibili in modo esaustivo.
Se si cercano notizie “fresche”, si possono consultare i post, le foto e le community delle pagine ufficiali di enti, strutture o personaggi (facendo attenzione ai profili fake o alle fan page), i numerosi gruppi aperti o privati, reperibili digitando le parole chiave nella barra di ricerca interna, o consultare direttamente i profili delle persone di cui si vuole conoscere qualcosa in più, siano esse personalità pubbliche o privati.
A questo proposito, è doveroso fare un appunto. L’Ordine Giornalisti non ha ancora stanziato norme specifiche per tutelare la privacy dei privati e dei rispettivi contenuti pubblicati sui social network (foto, dati sensibili, video e via dicendo). Di conseguenza, se si ha la necessità giornalistica di utilizzare materiale reperibile solo ed esclusivamente in questo modo, bisogna agire con cautela e buon senso.
Prima di scaricare e utilizzare contenuti, è fondamentale chiedersi se si rischi di ledere la dignità, la sicurezza e la reputazione degli individui in oggetto, anche per evitare fraintendimenti che possano portare a conseguenze legalmente complesse.
Per quanto riguarda, invece, la creazione e la condivisione di contenuti, il vantaggio principale di Facebook è sicuramente quello di potersi dilungare nella stesura dei copy.
Sebbene sia una pratica sconsigliata in ambito marketing e comunicazione, questa possibilità è da sfruttare al massimo se si vuole fare giornalismo. Prevedere una descrizione, infatti, anche se lunga, permette di raccontare, riportare dichiarazioni o particolari aggiuntivi o esprimere la propria opinione, arricchendo, così, il proprio post.
Insomma, che si tratti di solo testo o di un copy pensato per corredare un’immagine, un video o qualsiasi altro contenuto (link ad articoli esterni, documenti caricati, reposting da altre pagine e via di seguito), è molto importante per un giornalista sfruttare al massimo la possibilità di scrivere senza limiti di caratteri, in modo da essere esaustivi e puntuali nel servizio che si sta facendo al lettore.
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Molti giornali, come il Washigton Post, o The New York Times, ma anche Repubblica, Corriere della Sera o il Post utilizzano Instagram per condividere gli articoli pubblicati in giornata, le flash news o fare il repost di alcuni contenuti pubblicati da altri profili.
Trattandosi di un social network prevalentemente visuale, creare contenuti su questa piattaforma implica automaticamente scrivere un breve testo nei copy, meglio se accattivante e “catchy”, e utilizzare immagini, foto e video in alta qualità o creare infografiche o videografiche ordinate, semplici e immediate.
Proprio per la natura di questa piattaforma, Instagram si presta molto bene al photo-journalism, il giornalismo fotografico che consiste nel postare uno o più scatti di un evento, un personaggio o un fatto e commentarlo con una breve ed efficace didascalia, spiegando quel tanto che basta per far sì che tutto il resto venga narrato dalle immagini.
Altre funzionalità molto utili sono la IGTV, che consente di caricare video e videografiche più lunghi di un minuto per consentire un racconto più completo, e le stories, grazie alle quali si possono postare notizie estemporanee e sondaggi temporanei della durata di 24 ore senza scombinare il proprio visual feed.
Ultima, ma non per importanza, piccola chicca di Instagram è la possibilità di salvare le proprie storie mettendole in evidenza. Molti web magazine, giornali e periodici postano nelle proprie storie immagini graficamente impostate per essere accattivanti, per poi salvarle e raggrupparle per nuclei tematici (dal più generale al più specifico) in una serie di “album” che rimarranno fissati nella propria bacheca, sotto alle informazioni di profilo.
In questo modo, si creano “cronistorie” che possono essere sia visualizzate nuovamente dai follower una volta terminate le 24 ore canoniche, sia aggiornate dall’autore stesso (perché una volta salvate queste stories si possono comunque aggiornare) per rimanere al passo con il contesto in oggetto.
La piattaforma social più utilizzata in Italia per allacciare nuove relazioni lavorative è sicuramente LinkedIn, che però può essere utilizzata anche per promuovere se stessi attraverso i propri contenuti.
Prima di tutto, si tratta di una risorsa preziosa per qualsiasi ricerca in ambito professionale, sia che si vogliano conoscere con esattezza le caratteristiche di privati e aziende, sia che si voglia reperire il contatto di colleghi, professionisti della comunicazione o di qualsiasi altra figura risulti utile per il proprio lavoro.
Arrivando alla creazione di contenuti, oltre alla possibilità di condividere immagini, video, link e via dicendo, questo social network consente anche di scrivere articoli originali, predisponendo un’interfaccia interna ad hoc. In questo modo, il giornalista potrà stendere di suo pugno analisi, testi o inchieste e pubblicarle direttamente nel suo feed, magari corredandoli con alcuni hashtag che riassumano gli argomenti principali.
Altro aspetto interessante di LinkedIn è la possibilità di aderire ai gruppi interni. Digitando nel box di ricerca interna “Giornalismo” o “Journalist”, si possono trovare decine di gruppi italiani ed internazionali, i cui membri condividono post estremamente validi ed interessanti, che possono essere studiati o ricondivisi internamente o su altri social.
Questo social network svolge un ruolo da protagonista nel giornalismo contemporaneo, soprattutto quando si tratta di “giungere direttamente alla fonte”.
Twitter, infatti, permette di visitare i profili di enti o professionisti in vari settori e di carpire le ultime notizie in merito a determinati argomenti.
Essendo una piattaforma di microblogging, è usanza consolidata (soprattutto all’estero) per personalità note o strutture specializzate divulgare delle “flash news” twittando frasi telegrafiche, ma contenenti le informazioni necessarie ad “avere la notizia“, che si può arricchire successivamente con ulteriori fatti, dati o nozioni.
In particolare, se si conoscono giornalisti, analisti o esperti dell’argomento di cui si sta trattando, si possono cercare sul loro profilo post esplicativi. Oppure, se si è in dubbio sulle informazioni “ufficiali” che circolano, si possono controllare le pagine degli enti ufficiali per verificarne l’attendibilità.
Com’è ovvio, questo metodo non è sempre infallibile: è necessario incrociare le proprie fonti per essere sicuri di quello che si sta scrivendo.
Inoltre, molti profili di esperti, soprattutto se giornalisti, hanno una sezione che raccoglie propri post o retweet anche molto datati. In questo modo, gli utenti possono seguire il fatto dall’inizio e ricostruire le vicende, tenendo conto dei successivi sviluppi.
Argomenti simili vengono raccolti grazie ad un altro utilissimo meccanismo di questo social network, ovvero la ricerca per hashtag. Basterà digitare l’argomento del quale si vogliono apprendere informazioni anteponendo “#”, in modo da visualizzare tutti i post più popolari che riguardano quel topic.
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Liveblog e instant journalism: il giornalismo in diretta
Una volta toccato l’argomento social, viene spontaneo parlare di liveblogging o di instant journalism, precisando le rispettive differenze.
Per “liveblogging” si intende la documentazione programmata di un avvenimento di rilevanza parziale o universale. Si può parlare di liveblogging se si segue una conferenza stampa, una celebrazione, un evento pubblico e simili. Questo tipo di registrazione prevede un commento live, che il giornalista può avere preparato precedentemente o improvvisare a seconda dell’effettivo svolgimento del liveblog.
Per “instant journalism”, invece, si intende molto spesso la documentazione non programmata di un fatto che avviene estemporaneamente. Assistere a un disastro ambientale, a un fatto di cronaca o l’intervento inaspettato di un personaggio pubblico sono alcuni esempi. Questo tipo di informazione non prevede un commento, ma capita che il giornalista improvvisi una spiegazione del contesto.
Sia il liveblogging, sia l’instant journalism vengono ripresi prevalentemente tramite le funzioni “live” di social come Facebook, Instagram e Twitter. Grazie alla possibilità di trasmettere in diretta, il giornalismo prodotto risulta fresco e assicura una divulgazione elevata.
Il podcast, il giornalismo da ascoltare
Arriviamo ad un punto molto particolare di questa lista.
Il podcast è una tipologia di contenuto giovane in Italia, ma ha avuto da subito una discreta diffusione. Gli audiolibri, per esempio, nel giro di due anni hanno avuto una crescita esponenziale grazie a piattaforme come Audible o Storytel.
Sull’onda del successo, aziende e professionisti stanno creando formati audio brevi e seriali, in modo da favorire l’engagement con l’ascoltatore. Il podcast è esattamente questo e ha fatto della struttura a episodi il suo punto di forza.
Dal punto di vista giornalistico, il podcast può essere sfruttato efficacemente in diversi modi. Si possono creare rubriche di approfondimenti su svariati argomenti di attualità, strutturare inchieste o interviste a esperti di settore.
Per registrare contributi bisogna dotarsi di mezzi specifici, come microfoni professionali, programmi di mixaggio e registrazione audio e così via. Per la pubblicazione, la piattaforma più popolare è Spotify, che permette di condividere i propri podcast sui propri canali social.
L’avvento di Internet ha aperto innumerevoli possibilità ai giornalisti che sanno aggiornarsi. Bisogna essere in grado di aprirsi a nuove declinazioni del mestiere per garantire un servizio dinamico ed efficiente al lettori.
Il futuro della comunicazione del vino
E dopo aver analizzato passato e presente, è arrivato il momento di immaginare il futuro del lavoro degli uffici stampa di produttori e consorzi di tutela. A cosa è importante porre attenzione in prospettiva?
“Attenzione ai giovani. Comprendere il cambiamento dei loro gusti che sempre di più vivono il vino come un prodotto di fascino e successo e quindi ad un certo punto vi si avvicinano. Rendere il consumo del vino più facile evitando inutili complicazioni come la necessità di un bicchiere perfetto, la temperatura di servizio da controllare al grado, l’abbinamento meglio riuscito. Sono aspetti importanti che però chi vuol approfondire lo farà crescendo il suo interesse. In generale bere vino deve essere considerato un plus per un pasto e non una complicazione”.
admin
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