Articoli e news
Newsworthyness and journalism sources
Ormai, è una verità assodata che tutti padroneggiano: gli italiani si informano tramite i social network. Facebook tiranneggia come mezzo primario di informazione, con i giornali online o cartacei che seguono con difficoltà.
Ma come si informano i giornalisti?
Da dove prendono le notizie? Perché quasi nessuno cita la fonte o si cura di approfondirla prima di diffonderla? Come mai certi fatti vengono riportati in modo diametralmente opposto a seconda della campana ascoltata?
Che cosa sono le fonti dei giornalisti
Le fonti sono per i giornalisti i più importanti attrezzi del mestiere.
Sono le risorse numero uno (o almeno, dovrebbe essere) per far luce su un avvenimento, approfondire un argomento o ricevere una anticipazione prima che diventi di dominio pubblico. Una fonte “crea” la notizia, nel senso che ne è il motore immobile.
Dall’informazione che riceve, il giornalista ha l’input per seguire una pista, approfondire un’intuizione, decidere di far luce su un determinato evento.
Come fanno a informarsi i giornalisti?
Ma è evidente che, come in molte altre cose, il difficile è cominciare. Perché senza le giuste fonti non può mettersi in moto la macchina della ricerca e del taglio dell’articolo.
Quella delle fonti è una questione di viscerale importanza per chi lavora nel mondo dell’informazione, online e offline.
Chi fa questo mestiere difficilmente rende pubbliche le proprie fonti, anzi ne è fortemente geloso e tende a proteggere e tenerle strette. Soprattutto in un momento in cui, a fronte di una straripante offerta di informazioni, è difficile trovarne di affidabili.
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Come si distinguono le fonti?
Teoricamente, le fonti dei giornalisti possono essere suddivise secondo diverse correnti di pensiero, a seconda che si decida di dare più peso alla loro attendibilità o piuttosto al loro coinvolgimento nella vicenda.
Se consideriamo l’attendibilità, quindi il livello di veridicità di una fonte, le fonti vengono tradizionalmente suddivise in fonti primarie e fonti secondarie.
Le fonti primarie sono costituite da organi istituzionali, uffici stampa, portavoce di governo ma anche di persone di rilievo, sportivi o del mondo dello spettacolo, o anche della stessa polizia. Soggetti dall’attendibilità verificata e con un certificato peso sociale, che, qualora colte a mentire, sconvolgerebbero la propria reputazione.
Per fonti secondarie si intendono o costituite da quelle persone che hanno assistito al fatto, ma la cui posizione non è equiparabile a quella di un organo di stato, perciò la loro attendibilità è da confermare da parte del giornalista.
Se invece ragioniamo secondo il criterio dell’effettivo coinvolgimento nella vicenda, le cose praticamente si capovolgono.
Le fonti possono essere così declinate in dirette o indirette: chiaramente le dirette saranno quelle direttamente interessate, mente le indirette sono quelle informate sì dei fatti – come ad esempio la polizia, gli avvocati, gli uffici stampa – ma non in prima persona.
Primarie/secondarie, esattamente come dirette/indirette non sono categorie che implicano anche un valore prioritario delle fonti. La raccolta di informazioni e la rilevanza delle fonti procede di pari passo con la comprensione da parte del giornalista, del fatto e del taglio da dare all’articolo.
La notiziabilità
Ma a intervenire sulle fonti dei giornalisti e sul valore che esse ricoprono in una notizia, c’è un altro criterio, spesso molto più incisivo di quello che si può pensare. La cosiddetta notiziabilità di un determinato evento, fatto o dichiarazione.
La notiziabilità non è un valore intrinseco o assoluto, ma dipende da vari fattori:
- il livello di competizione sulla notizia stessa: quanti altri ne stanno parlando?
- quanto interessa al pubblico in generale e al pubblico di riferimento della testata/giornale che accoglierà l’articolo;
- quanto innovativa/inaspettata o rivelatoria è l’informazione stessa in relazione al contesto da cui proviene;
- quanto rilevante è il suo protagonista (es. è un capo di stato, volto noto, etc.)?
- l’insieme di questi elementi, oltre a decretare il carattere notiziabile del possibile articolo, viene soppesato dal giornalista con lo spessore delle sue fonti, giungendo alla formulazione dell’articolo stesso.
Data la fonte e data la notiziabilità, l’informazione può essere trasformata in notizia.
Il giornalista, un mestiere di relazioni
Ogni giornalista negli anni, grazie alla sua esperienza e grazie al suo “fiuto”, si procaccia la propria schiera di fonti affermate.
Per quanto fare il giornalista sia un mestiere che si faccia cercando, analizzando, riflettendo, mettendo assieme i vari pezzi, per poi ricostruire e offrire la propria interpretazione dei fatti ad un pubblico o la visione che la propria ricerca ne offre, che sono tutte azioni abbastanza solitarie.
Quello del giornalista è un mestiere decisamente “politico”, inteso aristotelicamente, ossia da persona che si relaziona con altre persone.
Perché avere fonti di prima mano è fondamentale per essere sul pezzo: non solo per reperire le informazioni prima degli altri colleghi, ma anche per poter comprendere al meglio come stanno realmente le cose o come si stanno sviluppando.
Fare i giornalisti è sicuramente un mestiere per chi è abituato a entrare in contatto con le persone facilmente e magari anche ad entrare nelle loro grazie altrettanto facilmente.
Trovare il metodo per accedere documenti che non potrebbero essere mostrati a chi non lavora in una determinata istituzione o azienda, oppure per avere delle anticipazioni da portavoce, segretari o uffici stampa prima che la vera dichiarazione arrivi (i cosiddetti rumors), essere presenti ad incontri ed eventi riservati solo a specifiche categorie, sono tutte vie che il buon giornalista può reperire e deve saper percorrere grazie alla sua personale capacità di relazionarsi con gli altri.
Le fonti accessibili a tutti
Se la via delle PR si conquista con il tempo e con la propria personalità, ci sono mezzi che, per fortuna, sono a disposizione di tutti.
Stiamo parlando di agenzie di stampa, uffici stampa con i propri comunicati, lettere e comunicazioni istituzionali, siti internet e anche, ma non esclusivamente e solo in minima parte, social network, nella qualità di profili pubblici.
Ogni comune, regione, città, provincia, ma anche associazione, ente governativo, ong o azienda possiede i suoi canali di comunicazione ufficiale.
Una vera e propria selva di comunicati, informative e dichiarazioni che sono solitamente a disposizione di tutti o comunque facilmente raggiungibili.
Per un giornalista di cronaca locale, per esempio, diventa fondamentale leggersi comunicati e controllare i siti internet comunali dei comuni del territorio, così come conoscere e interpellare direttamente uffici stampa, segretari e anche sindaci e assessori locali.
Materiale di prima mano, decisamente attendibile, che va letto e scandagliato con intelligenza per poter trovare ciò che di rilevante e notiziabile c’è, o che può aiutare a comprendere quale esperto di riferimento si può sentire in merito a un particolare evento o a capire in quale direzione si muove la politica, gli enti o le società (sportive, culturali, etc.) locale.
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Gli attrezzi del mestiere
Le fonti dei giornalisti sono un immancabile strumento del mestiere che nessuno di loro dimentica di “portare con se”. Ognuno se le procura con il maturare della sua professionalità.
Imparare a riconoscere una buona fonte, saperla coltivare nel tempo, usarla e proteggerla, è certamente una capacità che non può essere insegnata, ma va ricercata e prediletta nel tempo.
A questo proposito, c’è una citazione di Karl Ludwig Börne che calza a pennello in questa situazione.
“L’esperienza è come una bella senza cuore. Passano gli anni prima che la conquisti, e quando finalmente cede siete diventati vecchi tutti e due e non avete più bisogno l’uno dell’altra”.
admin
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Formazione per giornalisti: come funziona
La formazione continua è obbligatoria per i giornalisti che desiderino mantenere attiva la propria iscrizione all’Ordine dei Giornalisti, nell’elenco opportuno (Professionisti o Pubblicisti). L’obiettivo è garantire che i professionisti del settore siano costantemente aggiornati sui trend dell’informazione, sui nuovi strumenti messi a disposizione del giornalista, ma anche sulle regole per poter svolgere adeguatamente il proprio lavoro rispettando gli obblighi di legge e sull’uso più corretto delle fonti.Come anticipato, ciascun giornalista deve conseguire almeno 60 crediti formativi in un triennio, di cui un terzo (20) di tipo deontologico. Il primo triennio ha preso avvio il 1° gennaio 2014 e si è concluso il 31 dicembre 2017, il secondo invece si concluderà con il 31 dicembre 2019. Il periodo durante il quale seguire i corsi e i workshop accreditati, dunque, è uguale per tutti. Ma rispondiamo, ora, ad alcune delle domande più frequenti a proposito della formazione per giornalisti.Per chi è obbligatorio conseguire i crediti?
L’obbligo è valido per i giornalisti iscritti all’Ordine dei Giornalisti nell’elenco Professionisti e Pubblicisti. Non ci sono distinzioni regionali poiché è un dovere per tutti. Fa eccezione il caso dei pensionati (vincolati solo se proseguono l’attività giornalistica) e dei praticanti. È possibile richiedere l’esonero dalla formazione professionale continua (FPC) direttamente al Consiglio regionale di riferimento nei seguenti casi:- maternità o congedo parentale;
- malattia grave, infortunio e altri casi di documentato impedimento derivante da accertate cause oggettive;
- assunzione di cariche elettive per le quali la vigente legislazione preveda la possibilità di usufruire di aspettativa dal lavoro per la durata del mandato e limitatamente ad esso.