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Cecilia Zanasi di Zedcomm: essere trasversali premia il racconto del vino

Ispirarsi ad altri settori? Fondamentale per emergere sul mercato del vino.”

“La capacità di rinnovarsi nasce dalla passione per il proprio lavoro.”

Una carriera iniziata nell’eyewear, quella di Zanasi, che si è rivelata, a sorpresa, efficace per raccontare il mondo del vino in modo diverso, qualcosa di ricercato dalle stesse aziende.

Ci racconta brevemente la storia del suo lavoro come PR/Ufficio stampa del settore vino?

«È una storia un po’ anomala rispetto ad altre agenzie che seguono questo settore. Ho iniziato la mia carriera nel mondo della comunicazione lavorando per la principale casa editrice americana legata al settore dell’eyewear. Poi – dopo questa decennale esperienza – ho deciso di fondare la mia agenzia di comunicazione in Italia, seguendo in particolare il mondo dell’occhialeria, ma anche della moda e del design. E proprio questa trasversalità ci avvicina al mondo del vino: una quindicina di anni fa, una prestigiosa cantina altoatesina stava cercando un’agenzia che ragionasse fuori dagli schemi, non troppo legata alle dinamiche consolidate della comunicazione del mondo enoico. Ci siamo conosciuti grazie a un contatto comune e da allora abbiamo collaborato per oltre 10 anni, facendo tesoro delle esperienze in altri settori e costruendoci così una professionalità alternativa. Da lì, ho capito l’importanza di raccontare storie autentiche, che non solo descrivano il prodotto, ma trasmettano le tradizioni, la passione e il territorio che si cela dietro ogni bottiglia. Abbiamo lavorato – e tuttora lavoriamo – con aziende di diverse dimensioni e con consorzi, aiutandoli a posizionarsi nel mercato nazionale e internazionale, creando relazioni solide con giornalisti, critici enogastronomici e influencer del settore».

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Qual è stato il focus della comunicazione del vino nel 2024?

«Negli ultimi anni le cantine si sono rese conto di come comunicare fosse diventato indispensabile, a prescindere dalla propria dimensione. Puoi fare un ottimo vino, ma se non lo conosce nessuno è come non farlo: il mondo enoico va raccontato e va vissuto. Il 2024 è caratterizzato da un focus sempre maggiore sulla sostenibilità e sull’innovazione. I consumatori sono sempre più attenti all’impatto ambientale e sociale delle loro scelte, e lo stesso vale per i giornalisti. Comunicare il valore della sostenibilità, dal vigneto alla bottiglia, è cruciale. Inoltre, la digitalizzazione continua a giocare un ruolo fondamentale, sia in termini di e-commerce che di storytelling attraverso i social media. Le cantine devono essere in grado di raccontare la loro storia non solo attraverso il vino, ma anche tramite esperienze immersive e interattive che coinvolgano il pubblico».

Come individuate i punti di forza di un prodotto e i suoi destinatari? 

«Per individuare i punti di forza di un prodotto è essenziale partire dalla sua unicità. Questo può derivare dal territorio, dal metodo di produzione, dalla varietà di uva utilizzata o dalla storia della cantina stessa. Un’analisi accurata del mercato e dei competitor è altrettanto importante per capire quali aspetti valorizzare maggiormente. Inoltre, è fondamentale entrare in sinergia con il cliente, vedersi di persona, andarlo a trovare in Tenuta, farsi raccontare il lavoro, i sogni, le ambizioni: attraverso lo storytelling si riesce a cogliere l’essenza di quella realtà e di quella produzione, a noi poi l’onere e l’onore di trasformare tutto questo in una strategia di comunicazione».

Come si mantiene vivo l’interesse dei giornalisti intorno a un progetto, a un prodotto, nel tempo?

«È un po’ come nelle storie d’amore: bisogna impegnarsi, essere costanti e al tempo stesso trovare sempre nuovi spunti e nuovi stimoli. Creare una relazione di fiducia con i giornalisti è cruciale: bisogna essere trasparenti, disponibili e rispettare i tempi e le esigenze della stampa. Inoltre, è importante innovare continuamente nella comunicazione, offrendo spunti interessanti e non ripetitivi. È fondamentale, anno dopo anno, riuscire a comunicare la cantina sotto un’angolazione diversa: una volta è un nuovo vino, l’altra una nuova vigna, altre volte semplicemente far parlare chi ci lavora, non solo la proprietà, ma anche l’enologo o l’agronomo che possono offrire un approfondimento su dinamiche differenti, legate alla sostenibilità, alle strategie di biodiversità…».

Che differenza c’è quando si comunica a giornalisti generalisti anziché di settore?

«I giornalisti del settore sono il punto di riferimento per comunicare notizie più tecniche e approfondite, come nuove annate, cambiamenti nei processi di vinificazione o premi ricevuti. Sono loro che possono comprendere appieno le specificità del prodotto e dare risalto alle sue caratteristiche uniche. I giornalisti generalisti, invece, sono più indicati per temi più ampi e di interesse collettivo, come eventi, iniziative legate al territorio o storie legate al mondo del vino che possano coinvolgere un pubblico più vasto. Il momento giusto per rivolgersi agli uni o agli altri dipende quindi dal tipo di messaggio che si vuole trasmettere e dal target di riferimento».

Giornalisti e influencer: perché e quando rivolgersi agli uni o agli altri?

«Giornalisti e influencer hanno ruoli complementari. I giornalisti offrono una copertura più istituzionale, ideale per comunicazioni ufficiali e per raggiungere un pubblico interessato alla qualità e alla credibilità delle informazioni. Gli influencer, d’altro canto, permettono di raggiungere un pubblico più ampio e giovane, spesso più reattivo e propenso a interagire con il brand. Rivolgersi agli influencer è particolarmente efficace per lanciare nuovi prodotti, partecipare a trend social o creare contenuti virali. Tuttavia, è importante selezionare con attenzione gli influencer, preferendo quelli con un pubblico in target e un’autentica passione per il vino».

Ci può fare alcuni esempi virtuosi di comunicazione nel vino?

«Definisco virtuose quelle campagne di comunicazione nel settore vino in grado di unire tradizione e innovazione. Sicuramente un elemento di successo degli ultimi anni è quello di alcune cantine che hanno utilizzato le tecnologie di realtà aumentata per offrire tour virtuali dei loro vigneti e cantine, permettendo ai consumatori di vivere un’esperienza immersiva anche a distanza. Anche in questo caso penso che la trasversalità e il dialogo tra settori differenti costituiscano una strada virtuosa di comunicazione come, per esempio, le collaborazioni di alcune cantine con progetti di arte o con chef stellati e ristoranti di alto livello, che hanno creato eventi esclusivi in grado di attirare l’attenzione sia della stampa di settore che generalista. Tra i nostri progetti virtuosi segnalo l’importante attività di incoming di giornalisti internazionali in occasione del Ciliegiolo di Maremma e d’Italia o la creazione di un evento Oltrepò Terra di Pinot nero, ideato a quattro mani con il Consorzio: un’idea per valorizzare le produzioni di eccellenza di un territorio spesso sottovalutato».

Cosa vede nel futuro della comunicazione del settore vino?

«Il settore sarà sempre più orientato verso la personalizzazione e l’interazione diretta con il consumatore. Le tecnologie digitali continueranno a evolversi, offrendo nuovi strumenti per raccontare la storia del vino e coinvolgere il pubblico. La sostenibilità resterà un tema centrale, così come la capacità di adattarsi alle nuove esigenze dei consumatori, che richiedono autenticità, trasparenza e valore aggiunto. In un mondo sempre più competitivo, sarà essenziale differenziarsi attraverso una comunicazione creativa e coinvolgente, capace di trasformare ogni bottiglia in un’esperienza unica».

L’IA sostituirà i giornalisti?

“Bella domanda. Io credo di no, penso invece che potrà aiutarli sia nel lavoro di stesura dei palinsesti editoriali sia nel lavoro di ricerca e verifica di fonti e informazioni.”

Quali sono le figure chiave per sviluppare una strategia di comunicazione efficace?

“Credo che in un team interno/esterno che si occupa di comunicazione a qualsiasi livello debbano essere presenti almeno 5 figure: uno strategist, un direttore creativo, un esperto di relazioni pubbliche (tradizionali e digital) un social media manager e un prompt designer.”

Come immagina il futuro del Content Marketing?

“Il contenuto è e sarà anche in futuro il Re ma non possiamo dimenticarci del suo Regno, ovvero della distribuzione. Saper creare contenuti coerenti e sinergici tra di loro in termini di storytelling aziendale o di marca, ma “tagliati” in formati e modalità specifiche in funzione dei diversi canali e pubblici sarà la spina dorsale di un’attività di content marketing efficace.”

In che modo Mediaddress vi aiuta nel vostro lavoro?

Possiamo dire che nel tempo Mediaddress è diventato uno strumento indispensabile per mappare i giusti interlocutori all’interno del vasto panorama editoriale italiano, al fine di poter garantire ai nostri contenuti la miglior visibilità possibile.”

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Barbara Amoroso Donatti

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